Anche la ristorazione di lusso si trovano i difficoltà
Non lontano da Piazza San Marco c’è l’Harry’s Bar di Venezia, storico locale fondato da Arrigo Cipriani che difficilmente riuscirà a riaprire lunedì.
Ad Ansa ha sfogato tutta la sua frustrazione per la situazione che si è venuta a creare:
Lunedì non riapro, con quelle linee guida è impossibile. Sono condizioni demenziali scritte da gente senza idee e se resteranno così, non si riapre né lunedì né mai più.
Il bar non è mai stato chiuso a parte una breve parentesi nel 1943 quando venne requisito dai repubblichini.
Ora il problema sono le normative previste per l’emergenza sanitaria:
Ci dovrebbero essere 4 metri quadrati attorno ai commensali e dovrò chiedergli l’autocertificazione, per sapere in che rapporti sono tra loro. E’ pazzesco. Sulla prenotazione, scrivono che è ‘preferibilmente obbligatoria’, ma o è un obbligo o no – e poi – Non ho contato quante dovrebbero starcene ora, ma so che dovrei licenziare almeno 50 dipendenti (sui 75 attuali) se volessi aprire così. Io ho 88 anni, posso anche andare in pensione a questo punto
Non si trova in acque migliori nemmeno lo chef Alessandro Borghese che ha spiegato in questi giorni di aver anticipato la cassa integrazione ai suoi 64 dipendenti e ha anche aggiunto, in una lunga intervista a “Corriere della Sera” , che senza l’aiuto dello Stato Italiano non sa quanto potrà andare avanti