Iran, studentesse avvelenate a scuola. Era per scoraggiarle ad andare scuola e a proseguire gli studi universitari
Centinaia di bambine e ragazze a partire dai dieci anni sono state avvelenate in Iran mentre erano tra i banchi di scuola. Da tempo, i familiari delle giovani studentesse rientravano a casa, dopo la scuola, accusando sintomi come nausea, mal di testa, tosse, respiro difficile, palpitazioni, letargia.
La vicenda è accaduta a Qom, un grande centro a sudovest di Teheran, dove le prime bambine ad essere ricoverate avevano sintomi di intossicazione grave per via respiratoria.
Il viceministro della Salute Younes Panahi, appresa la notizia, ha convocato una conferenza stampa, in cui ha dichiarato: «Si è scoperto che alcune persone volevano chiudere le scuole, specialmente le scuole femminili», per questo motivo avrebbero applicato una strategia per scoraggiarne la frequentazione.
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I ministeri dell’intelligence e dell’istruzione stanno «collaborando per trovare la fonte dell’avvelenamento», che durerebbe da diversi mesi. I primi casi sarebbero emersi già ad ottobre scorso, mentre altri ricoveri sono seguiti a novembre e fino ad oggi. Nel mezzo sarebbero centinaia i soggetti coinvolti e crescente è la preoccupazione dei genitori.
Verso la fine di ottobre una studentessa universitaria di 21 anni, Negin Abdolmaleki, era morta per un’intossicazione, probabilmente dopo aver ingerito cibo da una mensa universitaria. Alla base di tali azioni ci sarebbe il fanatismo religioso.
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