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L’immobilità in ‘Cronache di un venditore di sangue’ di Yu Hua

L’immobilità in ‘Cronache di un venditore di sangue’ è rosso e denso come la tristezza, l’impossibilità di far fronte all’angoscia, monolitico come la forza di volontà del protagonista Xu Sanguan.

L’immobilità in ‘Cronache di un venditore di sangue’ di Yu Hua graffia l’onestà di Xu Sanguan e fa riflettere sulle motivazioni che lo spingono a compiere un atto disonorevole per la tradizione: vendere il sangue.

Yu Hua è uno degli autori più influenti e conosciuti della letteratura contemporanea cinese. Ultimo romanzo pubblicato è ‘Il settimo giorno‘ edito in Italia per Feltrinelli nel 2017, traduzione a cura di S.Pozzi.

Recensione

La storia narrata in ‘Cronache di un venditore di sangue‘ è commovente, grottesca e drammatica. La narrazione è densa della rivoluzione culturale cinese, racchiusa in un profondo romanzo della letteratura cinese contemporanea.

Xu sanguan si mise a ridere e disse:

«Ogni volta se ne possono vendere al massimo due tazze».

L’immobilità in ‘Cronache di un venditore di sangue’ si mostra in Xu Sanguan, imprigionato dalla sua occupazione, trasportatore di bachi in un setificio, con la portata lirica di un’epopea disorientante. Le vicissitudini che accompagnano il tragitto quotidiano di Xu Sanguan dalla casa al lavoro si sviluppano nell’ambiente familiare e superano i ristretti confini delle pareti domestiche quando si trova a dover scegliere cosa fare, se accettare la povertà oppure decidere di andare contro i precetti superstiziosi e la tradizione, iniziando a vendere il sangue per riuscire a racimolare del denaro.

Quel giorno, un gran numero di persone sentì dire che Felice Uno, della famiglia di Xu Sanguan, sarebbe salito sul tetto della casa di He Xiaoyong, si sarebbe seduto sul camino e avrebbe richiamato l’anime di He Xiaoyong che era volata via.

La storia narrata copre circa trent’anni della vita di Xu Sanguan. Vediamo i figli crescere giorno dopo giorno, anche loro intrappolati in scelte dettate più dal dovere che dalla volontà personale. La moglie, Xu Yulan è vittima delle dicerie del quartiere; si trova immischiata nell’ingiustizia, in considerazioni affrettate. Una voragine di solitudine e di dolore la trascina verso una tristezza implacabile.

«Tu sei Xu Yulan, ti conosco, tutti ti chiamavano la Venere delle frittelle».

La storia si concentra con onestà e fermezza sulle problematiche sociali, culturali e di genere. Sono narrati luoghi comuni e il tradizionalismo che alienano la mente e i sentimenti.

L’incapacità al cambiamento colpisce tutti i personaggi.

Le decisioni prese da Xu Sanguan, dalla moglie e dai figli sono drammatiche, ma vengono evocate con una tale crudezza che appaiono inverosimili se non indagate in maniera approfondita.

A questo punto la moglie parlò, si alzò in piedi e gli fece:

«Scendi, che vuoi che ti faccia? Non ti mangerà mica!»

Le decisioni prese da Xu Sanguan, dalla moglie e dai figli sono drammatiche e vengono evocate con crudezza tanto da apparire inverosimili seppur sincere.

«Nonno, non sono tuo figlio, sono tuo nipote».

«Figlio mio…tuo padre non ha voluto darmi ascolto, si è innamorato di quel fiore in città…»

La lettura è un continuo confronto tra l’Io e l’Altro vissuti da Xu Sanguan. Si ritrova straniero in sé stesso quando decide di vendere il sangue. Inoltre vede lontana la figura della moglie, ai suoi occhi incomprensibile perché in cerca di ascolto, quando nemmeno lui riesce più ad ascoltare sé stesso e i suoi bisogni. Egli vive e cerca l’Altro in se stesso per il bene dei suoi figli, di un amore che non sente, ma che sa esserci.

Per disfare i guanti Xu Yulan aveva bisogno di due braccia e quindi chiamava:

«Felice Uno, Felice Uno…».

Xu Sanguan è protagonista e antagonista, eroe e distruttore del suo universo con il suo sguardo statico. Immobile appare l’esistenza a cui si avvinghia. infine egli cerca di perpetrare i buoni consigli che giungono dal passato nel presente che però corre e sembra volerlo lasciare indietro. Poetico e toccante.

Ti ringrazio per aver letto la recensione e ti auguro un buon viaggio in ‘Cronache di un venditore di sangue’.

Redazione

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