Strage di Mosca, Putin ammette la radice islamica ma vuole i mandanti. Ecco le sue parole
Tre giorni dopo la strage di Mosca Vladimir Putin è tornato a parlare ai russi per ammettere che l’attacco al Crocus City Hall è stato compiuto da “estremisti islamici”. Ma allo stesso tempo ha rilanciato i sospetti su Kiev, affermando che l’inchiesta dovrà appurare “chi è il mandante” della strage.
“Dobbiamo rispondere alla domanda perché i terroristi cercavano di andare in Ucraina e chi li aspettava là”, ha affermato il presidente Putin. Molti restano i punti poco chiari sulla vicenda.
Il bilancio definitivo delle vittime è di 139 vittime tra cui tre bambini. I feriti sarebbero 180. Quattro persone di nazionalità tagika arrestate dai servizi di sicurezza (Fsb) sono apparsi domenica in tribunale, gonfi in volto, con lividi e segni di tagli, uno in sedia a rotelle. Per loro è stata formulata l’imputazione per terrorismo e sono attualmente detenuti in custodia cautelare. Altri tre arresti sono stati confermati nella giornata di lunedì
Isis-Khorasan ha rivendicato l’attacco, pubblicando prima le foto degli attentatori e poi un video dell’assalto dalla prospettiva dei terroristi. La Russia accusa l’Ucraina di essere coinvolta, ma Kiev nega decisamente ogni legame.
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Fonti di intelligence Usa confermano la presenza di un “flusso costante di informazioni, fin da novembre, sull’intenzione dell’Isis di colpire in Russia”, informazioni che sarebbero state condivise con Mosca nonostante i rapporti gelidi.