Short news, dall’Italia e dal mondo: le notizie del 20 novembre in un click. La lettere di Elena Cecchettin e il caso Serena Mollicone
Continuano gli scontri a Gaza, ma all’orizzonte c’è la possibilità di una tregua. Elena Cecchettin scrive una lettera pubblicata dal Corriere della Sera. Infine, la dottoressa uccisa a Reggio Calabria, spuntano le prime ipotesi.
Gaza, 28 neonati prematuri trasferiti in Egitto
Il negoziato sugli ostaggi in mano ad Hamas sembra sia orientato verso la proposta di liberazione di almeno 50 fra donne e bambini. Il gabinetto di guerra di Israele ne ha ancora parlato in una riunione la scorsa notte, ma una delle principali incognite è Yahia Sinwar, il capo di Hamas nella Striscia di Gaza. Se gli scontri dovessero intensificarsi, ogni possibilità di tregua potrebbe saltare. Intanto, sono stati evacuati in Egitto 28 neonati prematuri. Ad annunciarlo è stata l’emittente statale egiziana al Qahera.
Elena Cecchettin: “Per Giulia non fate un minuto di silenzio, per Giulia bruciate tutto”
In una lettera al Corriere della Sera, Elena Cecchettin affida il proprio pensiero:”Turetta viene spesso definito come mostro, invece mostro non è. Un mostro è un’eccezione, una persona esterna alla società, una persona della quale la società non deve prendersi la responsabilità. E invece la responsabilità c’è. I «mostri» non sono malati, sono figli sani del patriarcato, della cultura dello stupro. La cultura dello stupro è ciò che legittima ogni comportamento che va a ledere la figura della donna, a partire dalle cose a cui talvolta non viene nemmeno data importanza ma che di importanza ne hanno eccome, come il controllo, la possessività, il catcalling. Ogni uomo viene privilegiato da questa cultura. Viene spesso detto «non tutti gli uomini». Tutti gli uomini no, ma sono sempre uomini. Nessun uomo è buono se non fa nulla per smantellare la società che li privilegia tanto. È responsabilità degli uomini in questa società patriarcale dato il loro privilegio e il loro potere, educare e richiamare amici e colleghi non appena sentano il minimo accenno di violenza sessista. Ditelo a quell’amico che controlla la propria ragazza, ditelo a quel collega che fa catcalling alle passanti, rendetevi ostili a comportamenti del genere accettati dalla società, che non sono altro che il preludio del femminicidio. Il femminicidio è un omicidio di Stato, perché lo Stato non ci tutela, perché non ci protegge. Il femminicidio non è un delitto passionale, è un delitto di potere. Serve un’educazione sessuale e affettiva capillare, serve insegnare che l’ amore non è possesso. Bisogna finanziare i centri antiviolenza e bisogna dare la possibilità di chiedere aiuto a chi ne ha bisogno. Per Giulia non fate un minuto di silenzio, per Giulia bruciate tutto“.
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Reggio Calabria, le ipotesi sul delitto Romeo
La dottoressa di 67 anni uccisa in un agguato a Reggio Calabria non aveva collegamenti con la ‘ndrangheta. Nessun legame nemmeno con l’attività del marito, medico psichiatra. L’ipotesi che in queste ore stanno vagliano gli investigatori riguardano i contatti in ambito medico che la vittima ha avuto nei giorni precedenti. Non si esclude l’ipotesi di un paziente insoddisfatto. Il marito della vittima, scampato all’agguato, ha fatto sapere di avere paura di rimanere nella zona, per eventuali ulteriori azioni delittuose. Si cerca, oltre al movente, anche il killer, il quale potrebbe essersi camuffato tra i cacciatori che quel giorno stavano effettuando nella zona delle battute di caccia.