Iran, le attiviste arrestate danno vita ad una nuova protesta in carcere, uno sciopero della fame contro i diritti negati
Dopo l’ultima impiccagione, in cui sono stati uccisi due giovani di 22 e 26 anni, non si ferma in Iran la protesta contro il regime islamico. Questa volta non si è scesi in piazza, ma la protesta parte dalle stesse persone incarcerate. A dare il via allo sciopero della fame, circa una settimana fa, sono state 15 studentesse rinchiuse nella prigione Kachuei a Karaj, alle porte di Teheran.
La protesta non è rimasta isolata alle sole studentesse, ma si sta allargando anche tra altri detenuti. A dirlo è il sito del Consiglio del sindacato degli studenti, secondo cui l’ultimo ad aderire alla protesta in carcere è Arjang Mortazavi, studente in informatica, il quale era stato bandito dall’università e arrestato dopo essere stato convocato dalla polizia.
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Alla base delle proteste ci sono i diritti fondamentali negati, come quello alla scelta dell’avvocato difensore e alle cure mediche, ma si protesta anche contro i procedimenti giudiziari e processi ritenuti illegali, contro le esecuzioni, l’uso della tortura e il degrado delle condizioni carcerarie.
Fino ad ora aderiscono allo sciopero della fame l’artista Elham Modarresi, Niloufar Shakeri, Fatemeh Harbi, Jasmin Hajmirza-Ahmadi, Fatemeh Nazarinejad, Hamideh Zarei, Marzieh Mirghassemi, Fatemeh Mosleh Heidarzadeh, Fatemeh Jamalpour, Niloufar Kordouni, Somayeh Massoumi e Ensieh Moussavi.