È in libreria “Verità e bellezza del Rito Antico”, il saggio di Massimo Cicero, edito da La fontana di Siloe
Una fredda domenica sera del gennaio 2020: in una parrocchia romana viene celebrata la Messa. Nell’omelia il sacerdote, invece di parlare del Cielo, invita i suoi parrocchiani a non frequentare la messa in Rito Antico, “dove c’è l’incomprensibile latino”. Ma la differenza tra la Messa in Rito Antico e quella attuale, interamente modificata nella struttura e nel contenuto dal Concilio Vaticano II, è soltanto linguistica?
Assolutamente no, anzi: Massimo Cicero, analizzando la struttura liturgica della Messa, i significati che veicola e il linguaggio utilizzato, ci fa comprendere le molte differenze, anche di natura teologica, tra le due cerimonie, mostrando come la Messa moderna si avvicini per molti aspetti alle richieste di Martin Lutero e della Riforma Protestante.

«La tradizione è la custodia del fuoco, non l’adorazione della cenere», scrisse il compositore austriaco Gustav Mahler. Essa va amata, custodita, alimentata, trasmessa.
Questo libro, Verità e bellezza del rito antico, è un atto di amore alla Messa Cattolica, quella che è stata la Messa di san Francesco, di san Pio da Pietrelcina, di santa Teresa. Un atto d’amore alla Verità, alla liturgia, alla profondità del silenzio, all’universalità del latino e del canto gregoriano, a una funzione liturgica che tocca le corde più profonde del nostro intimo.
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Massimo Cicero è nato e vive a Roma. Sposato e padre di tre figli, è laureato in Economia e Commercio. Ha organizzato e presentato nel 2018, nella parrocchia della Natività di Maria a Bravetta, “Eppur Educo”, una rassegna di tre incontri sulla bellezza di educare con Costanza Miriano, Franco Nembrini e padre Maurizio Botta.