Dopo il caso Genoa il problema è diventato ingente
Meno di una settimana fa veniva trovato una sorta di mini focolaio all’interno del Genoa Calcio: 14 positivi, tra squadra e staff che a oggi, dopo gli ultimi tamponi, rimangono 22 come reso noto nei giorni scorsi.
L’alto numero di persone contagiate ha aperto un interessante dibattito sulla Serie A e sul protocollo proposto dalla Lega Calcio e dal Comitato Tecnico Scientifico.
Sabato sera l’asl di riferimento di Napoli ha vietato alla formazione partenopea di partire per Torino, dove il 4 ottobre si sarebbe dovuta giocare Juventus – Napoli.
Il divieto è arrivata dopo la positività di Zielinski e poi di Elmas. A giugno era stato approvato un protocollo che prevedeva una quarantena soft: il gruppo squadra venuto a contatto con una persona positiva poteva continuare ad allenarsi e giocare, tornando in ritiro o al proprio domicilio.
Era giugno e la situazione era diversa e in quella circolare approvata dal Ministro della Sanità a cui in queste ore si è appellata la lega Calcio si parlava anche di un possibile intervento delle Autorità Locali ergo le Asl.
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Secondo la Juventus e il suo Presidente Agnelli l’asl avrebbe preso il provvedimento in quanto a Napoli non sarebbero stati in grado di rispettare un protocollo inequivocabile.
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Dopo i casi di Genoa, inoltre, la Lega ha fatto sapere di affidarsi alle linee guida della UEFA che consentono di giocare se si hanno a disposizione 13 giocatori.
Il protocollo ha delle falle, risale a giugno, non parla dell’eventualità di tanti contagiati e non stabilisce una gerarchia precisa tra Lega e autorità sanitarie.
Intanto in queste ore, visto che la Juventus si è presentata regolarmente allo Stadium, dovrebbe arrivare la ratifica della perdita a tavolino del Napoli, visto che la Lega aveva dato il via libera, da parte del Giudice Sportivo che attualmente ha però rinviato da decisione richiedendo un supplemento di indagini.