Ieri si sono svolti i funerali nella parrocchia di San Paolo Apostolo
E’ un giorno triste per Caivano. E’ il giorno del funerale di Maria Paola Caglione, morta la notte dell’11 settembre inseguita e speronata dallo scooter di suo fratello Michele mentre si trovava col suo compagno Ciro.
Ieri nella chiesa di San Paolo Apostolo le campane suonavano forte all’arrivo della bara bianca. Tantissime le persone che si sono recate nella parrocchia per l’ultimo saluto alla giovane. Se ne contano 150 dentro la parrocchia e almeno altrettante fuori. La mamma di Maria Paola è sorretta dalle figlie e dalle amiche, che la portano sottobraccio.
«Siamo in chiesa, qui l’ odio tace», ha detto il parroco don Maurizio Patriciello. «Lasciamo fuori i nostri pensieri – ha continuato – adesso è il momento di pregare»«. Chiede »perdono« a Maria Paola perché- ha detto nell’omelia – non siamo stati capaci di custodire la tua fragile e preziosissima vita». E poi ha invitato a «rispettare la vita fin dal concepimento» , e ha ricordato che «prima dell’ orientamento sessuale, del colore della pelle e del conto in banca viene la persona umana, creata ad immagine e somiglianza di Dio».
In chiesa Ciro, il suo fidanzato, non c’è. Lui scortato dalla Polizia è andato all’obitorio a salutare la salma. Davanti alla chiesa si legge un poster che ha scritto per il suo amore Maria Paola: «il mio cuore con te, il nostro amore oltre le nuvole, correvamo verso la nostra libertà» e poi ci sono le foto della ragazza.
Come pure non c’è naturalmente il fratello 30enne che avrebbe provocato la sua morte. Lui è in carcere. Anche se la famiglia ha lo stesso inserito il suo nome nel manifesto a lutto.
Una vita spezzata per amore. Quello verso la libertà di viverlo serenamente contro l’ostilità della famiglia di lei al rapporto tra Ciro e Maria Paola.
L’intervista a Ciro
Ciro Migliore, il fidanzato della ragazza, è stato intervistato da Ogni Mattina, il programma di Tv8 condotto da Adriana Volpe e Alessio Viola. Il giovane ha raccontato della loro storia: «Posso solo dire che noi abbiamo vinto. Anche se non siamo più insieme, abbiamo vinto contro tutti, soprattutto contro la (sua) famiglia, perché non volevano. Per loro non ero un ragazzo».
«È stata il mio primo amore, l’ho conosciuta a 15 anni. Ci vuole tanto coraggio per amare. Abbiamo provato a spiegare ai familiari di Paola il nostro rapporto, ma per loro eravamo due donne e non avremmo dovuto stare insieme. Mia madre invece no, aveva pianamente accettato Paola».
«Paola mi ha amato per quello che sono, per il cuore, non per il sesso o per l’aspetto. Ci vedevamo di nascosto e solo negli ultimi 23 giorni della nostra storia abbiamo potuto vivere insieme. Ha sfidato tutti per noi. Aspettavamo la sua maggiore età per scappare insieme».
«Amare significa lottare, combattere, perché sennò non si vive e non avere paura di nessuno, ho chiesto di essere dimesso per partecipare al suo funerale, per dirle l’ultima volta che la amo».