Ne ha parlato il Direttore del Dipartimento Malattie Infettive dell’Istituto Superiore di Sanità
In questi giorni a lungo si è parlato delle possibili cure e sperimentazioni al vaglio per riuscire a neutralizzare il Covid – 19. A oggi sono moltissime le terapie e le sperimentazioni che scienziati e studiosi stanno portando avanti con la speranza di avere presto una soluzione che aiuti tutti.
Tanto si è discusso anche sulla possibilità di iniettare, nei pazienti malati il siero contenuto nel plasma e quindi nel sangue di chi è guarito, che, come è stato confermato, sviluppa dopo essersi negativizzato, anticorpi per il Coronavirus.
A parlarne nello specifico, a “Tpi”, il Direttore del Dipartimento Malattie Infettive dell’Istituto Superiore di Sanità, Gianni Rezza:
Ben venga la terapia al plasma se funziona, ben venga il vaccino e ben vengano altri tipi di trattamenti. Tra l’altro, non è la prima volta che la si sperimenta: in passato si è usata con ottimi risultati per altre malattie infettive come ad esempio l’ebola. I vantaggi? È immediatamente disponibile. A Pavia stanno dosando gli anticorpi dei donatori per cui si riesce a trasfondere soprattutto da donatori che abbiano una quantità elevata di anticorpi. Chiaramente va individuato a chi e quando somministrare questa terapia, per cui la fase di studio è molto importante, soprattutto per testarne ancora meglio l’efficacia. È certamente una risorsa, ma non è come dare una pasticca: bisogna trovare donatori che abbiano un alto livello di anticorpi e soprattutto che siano compatibili con chi riceve. È un po’ laboriosa e applicarla su larga scala è complicato. Al contrario, quando i casi diminuiscono e i donatori sono tanti, allora è molto più facile e redditizia. Ovviamente non sostituisce i farmaci antivirali né tanto meno un vaccino che speriamo possa arrivare il più presto possibile.
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