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Ergastolo all’assassino di Alessandra Matteuzzi

Ergastolo all’assassino di Alessandra Matteuzzi. Le parole della sorella Stefania: “Alessandra non c’è più”

L’ assassino di Alessandra Matteuzzi è stato condannato alla pena dell’ergastolo. “Alessandra non c’è più, mia sorella non c’è più”, sono le parole di Stefania Matteuzzi, la sorella di Alessandra uccisa il 22 agosto 2022.

L’ex calciatore Giovanni Padovani ha rilasciato dichiarazioni spontanee davanti alla Corte d’Assise di Bologna.

“Ho sentito la parola ergastolo, se voi ritenete che tutto quello che è stato fatto nei mesi precedenti al reato siano cose normali, e non anormali, da parte di una persona che comunque aveva dei disturbi e ha dei disturbi. Se voi pensate che quello che è successo, che un uomo che ammazza una donna con quella ferocia lì sia una cosa normale, c’è da mettersi le mani nei capelli e tirarseli molto forti. Se voi pensate che fosse normale allora pretendo l’ergastolo, voglio stare ogni giorno, ora, minuto in carcere. Quello che è successo è gravissimo, perché c’è una persona che non c’è più. E non si può fare più niente. E qui dentro, io non vorrei stare dalla parte dei giudici perché la loro è una decisione difficile. Abbiamo perso tutti, non ci sono né vincitori né perdenti”.

“Io la reale verità la so, io non stavo bene, perché una persona che sta bene non ammazza un altro essere umano. Non esiste. Sono in un incubo, mi dispiace, questo è un fardello più grosso del carcere. Quando perdi la capacità di vedere le cose con lucidità commetti l’irreparabile. Avevo tanto da perdere e Alessandra anche ha perso tanto. Qui oggi non vince nessuno”, ha proseguito Padovani.

“Sono entrato in carcere a 26 anni, ho sempre pensato che onestà e trasparenza pagano, nella vita. C’è un ragazzo di 26 anni che faceva il calciatore e il modello e non gli mancava nulla, poi c’è una donna di 56 anni, molto bella e intelligente che non c’è più. Quello che voglio dire è che se ero completamente lucido e capace merito l’ergastolo. Ma se voi valuterete che c’è qualcosa di anormale, di anomalo, nelle condotte, allora no”, ha poi concluso.

“Ci teniamo a dire che questa sentenza rende giustizia alla famiglia Matteuzzi a tutte le donne di questa città che devono sapere di avere il Comune di Bologna sempre al loro fianco”, ha detto il primo cittadino della città di Bologna.

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Il Comune era parte civile nel processo. “Le istituzioni ci sono state come parte civile insieme a tutte le associazioni contro la violenza verso le donne – ha aggiunto Matteo Lepore – e oggi è una giornata, ovviamente, di grande commozione e tristezza, ma anche di certezza della pena del diritto e credo che questo sia molto importante in un paese che volta le spalle continuamente alle donne e alle loro vite”. 

Amalia Vingione

Amalia Vingione è laureata in Lettere Moderne presso l’Università Federico II di Napoli e presso lo stesso Ateneo consegue la laurea specialistica in Filologia Moderna con indirizzo in Italianistica. Consegue un Master in Editoria e Comunicazione presso il Centro di Formazione Comunika di Roma. Attualmente lavora come Editor, Copywriter per diverse Case editrici e Giornali e si occupa di Comunicazione per enti e associazioni.

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