Pordenone, ex militare ancora armato e asserragliato in casa. La situazione è gestita dai militari dell’Arma
“Quell’uomo girava per Cordovado già alle 6,30. A petto nudo, con una pistola in pugno e un’altra dietro alla schiena, spingeva chi trovava a tiro e urlava in mezzo alla strada. Quasi ha bloccato il camion di mio fratello. Di lì a un’ora la Protezione Civile aveva già bloccato le strade“, queste le parole all’Adnkronos di Donovan, un residente e testimone di quanto accaduto ieri mattina nel paesino in provincia di Pordenone, dove un 50enne, si è barricato in casa dopo aver minacciato alcuni compaesani, le autorità e annunciato gesti autolesionistici con diversi video pubblicati sul suo profilo social.
L’uomo, L.O., è un ex militare, che avrebbe dei disturbi mentali e ieri ha postato sui social minacce di suicidio. Secondo quanto riportato da Rai News, “ieri mattina era stato pianificato il sequestro dei fucili a uso sportivo che l’uomo ha in casa, su disposizione del prefetto. Era stato avvisato nei giorni scorsi che avrebbe dovuto consegnare le armi in quanto non aveva più il diritto a detenerle non avendo consegnato in Questura il certificato di idoneità psicofisica. Aveva dato segni di squilibrio mentale e i vicini di casa avevano fatto diversi esposti. Si tratta di un ex ufficiale di complemento di più di 50 anni”.
“In pochi minuti nel paese si è creato il panico – continua a raccontare Donovan – c’è chi urlava di stare attenti a quel pazzo armato fino ai denti, la ragazza del bar diceva che spingeva e sputava, mentre il panettiere lo ha visto rientrare in casa apparentemente più calmo e, solo a quel punto, infilarsi la maglietta”. L’uomo, secondo quanto si apprende, non è originario di Cordovado ma abita da diversi anni nel paese, in provincia di Pordenone.
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“Stiamo lavorando per cercare di avere un contatto, perché fino a ora non ha mai risposto alle nostre sollecitazioni” ha detto all’ANSA il comandante provinciale dei carabinieri di Pordenone. “Da molte ore i negoziatori stanno provando a interloquire, ma senza esito – ha aggiunto – Pensiamo, ovviamente, per alcuni elementi in nostro possesso, che il soggetto sia in vita e, dunque, proseguiamo a sollecitare una risposta per cercare una soluzione conciliante“.