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‘Il parassita’ di Arthur Conan Doyle

‘Il Parassita’ di Arthur Conan Doyle, creatore di Sherlock Holmes, è un romanzo breve dalle tinte oscure e misteriose.

‘Il parassita‘ è il romanzo breve di Arthur Conan Doyle facente parte della collana I classici ritrovati della casa editrice Caravaggio Editore, diretta da Enrico de Luca. L’edizione, integrale e annotata, è curata da Andrea Oscar Ledonne, estimatore di Arthur Conan Doyle, laureato in Giurisprudenza, amante di letteratura, storia, epica e mitologia.

Recensione

Il Parassita è un romanzo breve sviluppato in forma di diario. La storia narra le vicende del Professor Austin Gilroy, brillante docente universitario. Devoto al metodo scientifico, razionale e con una fede inusitata verso il progresso umano, ha una brillante carriera. Egli è convinto che la razionalità e l’approccio logico siano in grado di fornire le risposte a tutto.

Nonostante le sue convinzioni il professor Gilroy fa i conti con ciò per cui il razionalismo non ha ancora trovato né soluzione, né teorie e men che meno risposte. Un lato curioso e istintuale fa breccia nella sua vita: viene ‘illuminato’ dalle ombre del soprannaturale. Tramite un amico, il Professor Wilson, Gilroy conosce Miss Penclosa e il mesmerismo. Mentre Gilroy cerca di comprendere, erroneamente con il suo paradigma, l’ambiente misterioso ed esoterico, rincorre una parvenza della bellezza e della quotidianità pensando all’amata Agatha.

Il Professor Gilroy annotata sul diario ogni incontro con la stravagante Miss Penclosa come anche le sensazioni e gli eventi in cui viene coinvolto in maniera sempre più concitata fino alla fine del libro.

La forma di diario permette di immergersi nella lettura fin dalle prime pagine, le quali iniziano come una fresca brezza e poi proseguono rappresentando un movimento asfittico tra i gesti e le incoerenze della mente di Gilroy.

Miss Penclosa e Agatha

Le caratterizzazioni che ho trovato interessanti sono Agatha, la bellissima e dolcissima Agatha e Miss Penclosa.

Agatha viene messa in risalto nella sua assenza vitale, nei pensieri del ‘paladino’ Gilroy, come la sua bella né dotata di vigore né di volontà, una donna-angelo dotata di una personalità da burattino e mistificata dal punto di vista del futuro marito. Gilroy la vive e indugia su di lei come potrebbe osservare un rarissimo e fragile cristallo da conservare.

Opposta e dicotomica, che rispecchia un altro elemento del periodo vittoriano consistente nell’oscuro ideale femminile e nella tetra situazione delle donne, è Miss Penclosa. Guardandola con attenzione, nonostante l’alterità e l’aspetto fisico, volutamente sminuito, la sua volontà riesce a piegare quella degli altri personaggi. Questi ultimi appaiono paladini della rettitudine, ma si scoprono in ultima istanza deboli, fragili e privi di autocontrollo.

Il finale dà scacco all’intera vicenda, all’annaspare continuo di Gilroy e all’egemonia di Miss Penclosa.

In molti hanno delle forti volontà che non sono separabili da loro. Il punto è avere il dono di proiettarla in un’altra persona e sostituirla alla sua.

Redazione

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