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Asti, 18enne accoltella il padre:  “Ci maltrattava da tempo, era violento”

Asti, 18enne accoltella il padre:  “Ci maltrattava da tempo, era violento”. A dare l’allarme una donna estranea alla famiglia

Il 2 marzo 2024, a Nizza Monferrato (Asti), un uomo di 50 anni è stato ucciso a coltellate. La figlia 18enne, Makka Sulayev, ha confessato di averlo accoltellato a morte durante l’ennesima lite in famiglia. La ragazza ha ammesso di aver agito per difendere la madre dalle violenze del padre. Ha raccontato che l’uomo era solito maltrattarle entrambe, sia fisicamente che verbalmente.

A chiamare i carabinieri è stata una donna estranea alla famiglia, un’amica, che era impegnata a seguire i fratelli più piccoli per i compiti scolastici. Alla base della discussione il fatto che l’uomo si fosse licenziato dal suo impiego in un locale che si occupa di ristorazione.

Ai carabinieri non risultano denunce formali di maltrattamenti o violenze in famiglia. Tuttavia, le violenze che la 18enne Makka avrebbe subito per diverso tempo insieme alla madre emergerebbero dalle testimonianze e dagli elementi raccolti dagli investigatori.

“Non c’erano segnali e nulla che potesse far pensare a una cosa del genere. Siamo vicini alla famiglia per il dolore che stanno vivendo ma non c’erano avvisaglie o segnali di violenza. Era una famiglia normale”, ha detto il sindaco di Nizza Monferrato, Simone Nosenzo. “Qui in paese non c’è una comunità cecena: la famiglia era arrivata qui tre anni fa ed era inserita. La giovane andava a scuola e, come il padre e la madre, lavorava in alcuni locali cittadini. Conducevano una vita regolare, non c’erano segnali di liti in famiglia. Al momento la madre della 18enne e i tre fratelli, tutti minorenni, sono in carico ai servizi sociali e sono stati trasferiti in una struttura protetta”, ha concluso il Sindaco.

Sulla vicenda si è espresso anche l’avvocato della giovane: “La più grande preoccupazione come difesa ora è tutelare questa ragazza, che dopo l’accaduto si trova in condizioni psicologiche difficili. È in grande difficoltà. Per questo è stata chiesta per lei una struttura protetta”, ha dichiarato l’avvocato Massimo Sfolcini. “Sono in attesa della notifica degli atti per l’udienza di convalida del fermo – ha spiegato il legale – che si terrà probabilmente lunedì. Il gip di Alessandria incaricato valuterà le eventuali esigenze cautelari e le richieste del pm Andrea Trucano. Ne ragioneremo, ma non mi pare sussistano”. 

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“La famiglia – conclude Sfolcini – era in Italia da cinque o sei anni ed era riservatissima, molto chiusa, con un orientamento religioso molto osservante, che ha determinato una solitudine nei fatti e nell’indagata una disperazione nel non poter trovare aiuto per la situazione in casa. La ragazza aveva assunto un ruolo significativo in famiglia, perché oltre a studiare con profitto, badava ai fratelli più piccoli e nel fine settimana, dal venerdì alla domenica, lavorava nello stesso locale dov’era impiegata la mamma, per aiutare economicamente. Tra di loro parlavano in russo e lei si era ambientata, ma faceva fatica a stringere amicizie solide, anche se aveva un’amica in particolare, a cui aveva confidato la situazione”.

Amalia Vingione

Amalia Vingione è laureata in Lettere Moderne presso l’Università Federico II di Napoli e presso lo stesso Ateneo consegue la laurea specialistica in Filologia Moderna con indirizzo in Italianistica. Consegue un Master in Editoria e Comunicazione presso il Centro di Formazione Comunika di Roma. Attualmente lavora come Editor, Copywriter per diverse Case editrici e Giornali e si occupa di Comunicazione per enti e associazioni.

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