Il casolare dove Peppino Impastato fu ucciso sarà restaurato. Al via il progetto promosso dalla famiglia di Boris Giuliano
Era il 9 maggio 1978 quando Tano Badalamenti uccise, in un casolare abbandonato, Peppino Impastato, un giovane attivista che, dalle frequenze di radio «Aut Aut», denunciava i loschi traffici e interessi della cosca mafiosa siciliana.
Quel casolare di Cinisi sarà presto ristrutturato e grazie ad un progetto di riqualificazione della Soprintendenza dei beni culturali e ambientali di Palermo, diretta da Selima Giuliano. Selima Giuliano è la figlia di Boris Giuliano, il commissario che per primo intuì la necessità di seguire la pista dei soldi per giungere ai vertici mafiosi. A fermarlo ci pensò nel 1979 Leoluca Bagarella, cognato di Totò Riina.
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Il progetto di restauro prevede due obiettivi: il primo ha lo scopo di ripristinare per quanto possibile il luogo dove Impastato perse la vita; il secondo è quello di mettere in sicurezza e consolidare il Casolare dalle fondamenta al tetto passando per la dotazione di un impianto elettrico a norma.
Scopo ultimo è restituire il casolare ai cittadini che vorranno rendere omaggio a Peppino Impastato, a cui l’ordine dei giornalisti della Sicilia, nel 2019, ha attribuito post mortem la tessera di giornalista professionista, indicando come data d’iscrizione proprio il giorno della sua morte, il 9 maggio del 1978.