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Marco Carta dopo l’assoluzione per il furto: “Era un incubo”

Il cantante è stato assolto in appello

L’incubo giudiziario di Marco Carta si è concluso da qualche giorno da quando è stato assolto in appello per i fatti del 19 giugno 2019 ovvero per il presunto furto di magliette in Rinascente a Milano.

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Il tribunale gli ha dato ragione e l’artista, ex “Amici” è stato dichiarato innocente. In aula non era presente ma raggiunto da “Corriere Della Sera” ha spiegato:

Questa vicenda mi ha insegnato che la vita è imprevedibile. Io ero già stato assolto in primo grado con formula piena, estraneo ai fatti. Ed è molto raro, mi dicono, che la Procura ricorra in appello per un furto di magliette. Era una mossa che non mi aspettavo, perciò ora ci tengo a sottolineare che sono stato assolto ‘anche’ in secondo grado. Mi ha fatto male che sia stato un caso così mediatico e l’accanimento dei leoni da tastiera che mi hanno insultato mischiando le accuse di essere ladro con insulti omofobi pesanti. Ma ora è passata e voglio fare anche io dei meme sulla mia disavventura. Prima, non era il caso:rischiavo di sembrare uno sbruffone che sfidava il sistema e non è così che sono.

Si chiude così un brutto capirlo della sua vita che avviene a pochi mesi dalla morte della nonna venuta a mancare a causa di un tumore: “Il momento più difficile? Gestire la preoccupazione di mia nonna per il processo: è morta ad aprile ed è la donna che mi ha cresciuto quando ho perso mia madre e mi sono trovato solo, a 10 anni. Era viva quando ho vinto in primo grado, ma ha fatto in tempo a sapere che il Pm aveva fatto ricorso. Diceva: ma quando finirà? Questo era il mio incubo al quadrato. È mancata di tumore, ma era in ospedale da sola e, per le misure anti Covid, nessuno ha potuto starle vicino”.

Carta ha anche spiegato di aver perso alcuni amici ma di non esserne troppo dispiaciuto: oggi è solo felice che si sia chiusa questa delicata vicenda.

 

 

admindaily

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